Forza “#Mamamercy”!
L’opera prima di Alessandra Cutolo è realizzata allo Spin Time, il palazzone a specchi di Roma nel quale vivono 400 persone provenienti da una ventina di Paesi diversi
Una Bella recensione di Raffaele Meale su https://quinlan.it/2023/11/29/mama-mercy/
L’opera prima di Alessandra Cutolo nasce in seno al laboratorio di cinema dell’Associazione Genitori Scuola Di Donato (fautrice di una “Scuola Aperta e Partecipata”) al di fuori dunque di qualsiasi schema ministeriale, lontana dalle logiche del tax credit o del selettivo.
Un dettaglio, quest’ultimo, che basterebbe da solo a collocare il film in quello spazio liminare, snobbato dai più, in cui si agitano le acque dell’indipendenza, al riparo dalle lusinghe del sistema come dalle sue minacce. Non è casuale che nel bel mezzo di questo bailamme, nella volontà di porsi al centro di una realtà sottaciuta o ignorata della Capitale – l’emergenza abitativa da un lato e le difficoltà cui vanno incontro i “nuovi” cittadini dall’altro – senza documentarla in modo pedissequo ma inserendola in una narrazione compiuta, e perfino archetipica (così l’odissea se non il prototipo del viaggio dell’eroe, qui alla ricerca di una redenzione prima dell’agognato ritorno a casa?), si rintracci anche il nome di Gianluca Arcopinto, che è intervenuto per dare una mano al film quando quest’ultimo era già in fase di montaggio.
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Trama:
In fondo alla Prenestina, a Roma, dove finisce la strada, un enorme palazzone tutto specchiato troneggia come un astronave o un vascello fantasma. E’ un vecchio albergo abbandonato e occupato da tempo. In quel microcosmo sono confluite, negli anni, centinaia di famiglie provenienti da ogni sud del mondo, con il loro carico di attese, dolori, bambini. Quell’ex hotel è lo sfondo di un incrocio ricco, tragico e gioioso di destini. Mama Mercy ha troppi figli e un marito che l’aiuta poco. Ogni giorno confonde i suoi passi con quelli intrepidi e affannati di decine di altre mamme occupanti – etiopi, sudanesi, marocchine, che con fatica cercano di dare un futuro dignitoso ai figli. Il sogno di Mama Mercy sarebbe avere una stanza in più, e permettere alla sua famiglia di “allargarsi” rispetto ai pochi metri quadrati che le sono stati assegnati. Il palazzone è una città nella città in cui solidarietà, competizione, miserie e nobiltà si intrecciano. Un giorno Mama Mercy si reca presso la sede di Lotta comunista, gruppo politico che offre sostegno e buoni pasto alle famiglie in difficoltà; ha solo bisogno di un pacco di pannolini ma quelli dell’organizzazione le affidano anche i buoni destinati a tutti gli occupanti, affinchè li porti lei stessa all’ex Hotel per la redistribuzione. Con quel piccolo tesoretto in borsa, la donna è sottoposta ad una tentazione irresistibile. Le si prospetta la possibilità di realizzare il suo sogno proibito e procurarsi una stanza in più, che faccia crescere più decorosamente i suoi bambini. Attraverso un conoscente maneggione, cambia i buoni in soldi e torna verso l’ex Hotel ma sulla strada del ritorno, sul trenino giallo, viene derubata della borsa. La donna è confusa, piena di sensi di colpa, non ha il coraggio di tornare a casa e affrontare la terribile situazione in cui si è ficcata. Prova a guadagnare tempo ma non riesce a tenere segreto il furto subito e soprattutto la perdita di un valore economico che apparteneva a tutte le famiglie dell’ex Hotel. Subisce una specie di processo da parte del Comitato che gestisce l’occupazione: avrà tempo solo 24 ore per recuperare il denaro o la sua famiglia verrà cacciata. Da questo momento, per Mama Mercy comincia una piccola odissea metropolitana, nella disperata ricerca di recuperare il maltolto; un viaggio affannato e inconcludente tra le pieghe della città dei ricchi, armata solo della sua energia inarrestabile di madre in lotta per il futuro dei figli. Nel suo peregrinare incontra signore altolocate, parenti in difficoltà, ladri e ricettatori. Sarà proprio uno di loro, Nicola, ladro tossicodipendente sardo, proveniente da mondi e storie totalmente estranei a lei, ad aiutarla a recuperare i soldi che salveranno la sua famiglia, trascinandola in un provvidenziale e grottesco furto di prosciutti. Poche centinaia di euro che per le donne come lei possono fare la differenza tra la rovina e la salvezza. E’ così che la solidarietà tra perdenti riscatta i destini e unisce le persone semplici. Sullo sfondo la dignità della lotta – simboleggiata da quel palazzo occupato – e la speranza di un Italia diversa che verrà: nelle mani delle donne e dei bambini che riempiono di vita, sogni e speranze il palazzo e il futuro.
SCHEDA FILM
Regia: Alessandra Cutolo
Attori: Confort Samuel, Nicola Sechi, Abay Girma, Fiori Temanu
Sceneggiatura: Alessandra Cutolo, Karole Di Tommaso
Fotografia: Luca Bigazzi
Musiche: Peppe D’Argenzio
Montaggio: Alessandro Minestrini
Durata: 75
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
NOTE
– FUORI CONCORSO AL 41. TORINO FILM FESTIVAL (2023).