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Terzo settore, oltre cento milioni persi a causa dei ritardi della riforma

Il blocco sulle norme fiscali ha già fatto perdere 62 milioni della dotazione finanziaria prevista a cui se ne aggiungeranno altri nel 2021. Occorre cambiare passo. Il presidente del Consiglio convochi subito il tavolo promesso e il Ministero del Lavoro batta un colpo visto che è regolarmente escluso dalle scelte. L’intervento del presidente di Terzjus.

L’impertinente “Puntina” di Riccardo Bonacina (6 dicembre) un risultato importante lo ha ottenuto : obbligare tutti gli interlocutori – istituzionali e non – a mettere le carte in tavola circa il percorso e l’esito della applicazione della riforma del Terzo settore, con particolare riferimento alla normativa fiscale. Non volendo sottrarmi al confronto, cerco di offrire un punto di vista corredato da qualche proposta, provando a rifuggire da inutili polemiche e orientarci tutti ad agire in modo piu’ determinato e corale. Perchè una buona riforma, se lasciata a lungo in mezzo al guado, non potra’ certo conseguire i risultati attesi.

Primo, serve alzare lo sguardo

Se si riprende tra le mani la tabella finanziaria elaborata dalla Ragioneria generale dello Stato al momento della approvazione del Codice del Terzo settore, un dato balza subito agli occhi. In questa tabella, ciascuna norma della riforma – che ha una dotazione complessiva annuale nel bilancio dello stato di 190 milioni di euro – è stata “quotata”, ovvero le viene associato un puntuale importo previsionale di spesa. Il totale di questi importi, per ogni anno e fino al 2023, e’ pari sempre a 190 milioni. Ebbene, scorrendo le diverse annualità e concentrando l’attenzione esclusivamente sulle norme che hanno un risvolto fiscale, si constata che tre sono gia’ entrate in vigore: le maggiori deduzioni e detrazioni fiscali per le donazioni, l’esenzione della tassa di registro per gli atti traslativi e il credito di imposta per le Fondazioni bancarie, credito che va ad incrementare la dotazione finanziaria dei Centri di servizio di volontariato. Tutte le altre norme di natura fiscale – relative alle imprese sociali, ai Titoli di solidarietà, al Social bonus e ai nuovi regimi fiscali per gli ETS – non sono ancora in fase applicativa. Ne consegue – ed ecco la sorpresa – che complessivamente nel periodo 2018- 2020, gli ETS hanno visto sfumare circa 62 milioni di facilitazioni fiscali e che tale cifra nel 2021 è destinata a superare i 100 milioni di euroOvvero più della metà dell’intera dotazione finanziaria della riforma.

Di fronte a questo dato, lo scaricabarili sulle responsabilità appare esercizio inutile quanto dannoso. Piuttosto, – ecco la prima proposta – il Presidente Conte convochi, subito dopo Natale, la Cabina di regia del Terzo settore. Tale organismo, previsto dal CTS e istituito ormai due anni fa, ha proprio il compito di coordinare le politiche del governo e le azioni promozione e di indirizzo delle attivita’ degli ETS. Certamente un tavolo specifico sulle norme fiscali potrà essere di aiuto, ma se non funziona l’organismo politico presieduto dal Premier con la presenza dei Ministri del lavoro, dell’Economia, del Forum del terzo settore, della Fondazione Italia sociale e delle autonomie territoriali (Regioni, Province e Comuni), non è difficile prevedere che non si riuscirà a dare un’accelerata all’attuazione della riforma, a cominciare dalla comunicazione alla Commissione Europea dei nuovi regimi fiscali per gli ETS.
Prosegue su: http://www.vita.it/

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