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08 Giugno 2021
Terzo settore: risposta alla domanda politica di senso e di un senso per la politica
Nel suo ruolo “politico”, il Terzo settore non può limitarsi a un compito gestionale o di rimpiazzo delle élites: ricadrebbe subito nell’autoreferenzialità che da anni lo affligge. Politica, per il Terzo settore, significa essere anticipatore di processi sociali e di processi di giustizia
da www.Vita.it di don Virginio Colmegna
Prosegue il dibattito iniziato con l’appello lanciato da Giuliano Amato sulle pagine di Vita: quale ruolo politico per il Terzo settore? Pubblichiamo, dopo gli interventi – tra gli altri – di Rossi, Fischi, Zamagni, quello del Presidente della Casa della Carità.
C’è un capitale enorme, nel nostro Paese: è tutta l’energia sociale, culturale, di partecipazione, di cura dell’ambiente nella sua complessità. Un capitale di relazioni e sapere che impropriamente chiamiamo Terzo settore, ma è soprattutto gente. Gente che si impegna in imprese sociali, cooperative, ma soprattutto nel mettere a disposizione di tutti il valore della solidarietà. La solidarietà, carica di questa energia, è un patrimonio che va investito nella Politica. La Politica con la “P” maiuscola.
Parlando di Politica non si può continuare a citare il Terzo settore come rappresentante di una cultura testimoniale. Solo la politica con la “p” minuscola potrebbe farlo. Il mondo del Terzo settore, infatti, è ben altro che “testimonianza”. Il mondo del Terzo settore parte dalla centralità delle persone – e, in particolare, delle persone fragili – e ha dentro di sé un valore alto, di carattere anche spirituale, di senso, di appartenenza, di giustizia e di uguaglianza. Un valore… Politico! Un senso e un valore che fremono davanti al moltiplicarsi delle disuguaglianze e alla devastazione della natura. La ricchezza, come mostrano la Laudato si’ e la Fratelli tutti di Papa Francesco, ha bisogno di un principio. Ecco il principio: essere produttori di un bene comune.
Segue su: www.Vita.it
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