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28 Aprile 2024
Roma a portata di mano – Il ruolo della filantropia (di Stefania Mancini)
E’ disponibile online l’ebook “Roma a portata di mano: la città dei 15 minuti”, a cui hanno dato un prezioso contributo studiosi ed esperti nazionali e internazionali, le esperienze di Milano, Parigi, Barcellona e Londra, quelle nei Municipi della Città.
La città dei 15 minuti è la città del decentramento, della partecipazione popolare, dell’inclusione e dell’accessibilità, nella quale si garantisce la presenza di servizi e strutture di qualità all’interno di ogni quadrante territoriale, ottimizzando i caratteri identitari e contribuendo a ridurre le distanze tra centro e periferia. La citta dei 15 minuti è una città meno diseguale, in quanto riduce le differenze in termini di accessibilità ai servizi.
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Qui riportiamo l’intervento integrale di Stefania Mancini, Consigliere della Fondazione Charlemagne (Programma Periferiacapitale):
Roma a portata di mano, una città a portata di mano, a portata di tutti.
È il sogno di ogni cittadino romano, è il sogno che rende completi e fa sentire partecipi, fa sentire cittadini.
Quando la Fondazione Charlemagne ha iniziato a riflettere sullo stato di salute della città di Roma, ha avviato una serie di ricerche, di studi e approfondimenti in città altre, ove le distanze sociali, i divari economici, le variegate densità abitative, la viabilità difficile, gli stati abitativi, ed altri indicatori, potessero avvicinarsi a quelli di Roma, così da poter fornire elementi comparativi utili.
In quegli anni di ricerca abbiamo colto elementi interessanti da fenomeni comunitari, da formule organizzative e partecipative, che in alcuni centri urbani o anche in periferie lontane, hanno provocato nuove forme partecipate, nonché permesso soluzioni alternative di sviluppo, passando per la via della comunità, ponendo al centro la comunità, le sue necessità, le sue potenzialità.
Dopo quasi vent’anni di sostegno al terzo settore italiano e internazionale, la Fondazione ha così deciso di investire sulla città di Roma, sui suoi abitanti, sui corpi intermedi, sulle formazioni sociali che la rappresentano. Con il fine di stimolare uno sguardo importante verso l‘altro, verso coloro che spesso sono dimenticati, e al tempo stesso provocare un cammino in grado di accorciare quel baratro tra bisogni e potenzialità, e contenere il disagio e le diseguaglianze, scegliendo la via comunitaria, dando voce a comunità forti, invocando politiche di prossimità.
Sono queste le origini del programma “periferiacapitale”, un programma comunitario il cui nome già indica la via: di un’attenzione costante e sistemica alle periferie, per la loro piena valorizzazione, per renderle capitali di loro stesse, enfatizzando le loro peculiarità, rendendole capaci di provvedere pienamente ai propri abitanti, all’insegna di quel concetto di “Roma a portata di mano”, prevedendo uno sviluppo locale, con strumenti e politiche amministrative adeguate.
Il programma periferiacapitale si articola in strumenti finanziari e formativi, di coprogrammazione e coprogettazione, di sistemi di partenariato pubblico privato.
Agisce nelle periferie romane valorizzando il lavoro di enti del terzo settore, ad alta componente volontaristica, supportandone la
progettualità e il rafforzamento laddove siano fortemente coinvolti nelle comunità di riferimento.
Gli ambiti di intervento sono prevalentemente sociale, ambientale e culturale; in tali ambiti si sviluppano i percorsi che rientrano nel rogramma periferiacapitale.
Il programma, interamente finanziato da Fondazione Charlemagne, se non per la sua sezione formativa, finanziata da una fondazione americana, si avvale di alcuni partenariati.
Con le università pubbliche romane, in particolare con alcuni dipartimenti che coadiuvano il percorso del programma con ricerche, studi comparati, analisi approfondite su indicatori e elementi socioeconomici della città e dei suoi municipi, di cui si conoscono – attraverso le Mappe delle Diseguaglianze e la ricerca sui Poli Civici – lo stato di bisogno, le distribuzioni delle criticità, le dimensioni di diseguaglianze che invocano quindi nuove politiche e un intervento strategico immediato da parte della filantropia istituzionale.
Con alcuni forum e reti italiane che lavorano da anni per la gestione dei beni comuni e per la giustizia sociale.
E’ la prima volta che nella città di Roma una fondazione privata ha avviato un programma comunitario.
Dopo solo due anni, periferiacapitale è già presente in 14 municipi, ed inoltre, nel ricondursi ai principi del partenariato pubblico privato, coinvolge attivamente i Municipi, attraverso la firma di protocolli di intesa volti a tessere una relazione proficua e un’alleanza comune per la valorizzazione non solo degli enti del terzo settore nei municipi di riferimento, ma anche per la condivisione di strumenti comunitari innovativi, per scambi formativi con altri comuni di Italia, per la coprogettazione.
Accanto alla valorizzazione delle organizzazioni della società civile, riteniamo fondamentale la collaborazione e il dialogo con i municipi e con l’amministrazione comunale.
I principi ispiratori del nostro dialogo sono sintetizzati nel Manifesto di periferiacapitale, Manifesto articolato in 8 proposte per Roma; sono proposte che suggeriamo alle amministrazioni locali per facilitare la realizzazione di interventi di rigenerazione sociale e urbana nella capitale, che possano contribuire ad una nuova gestione della città, più raggiungibile e più vicina, a portata di mano non solo dei suoi abitanti ma anche degli attori della filantropia che vogliano attivarsi per la città.
E’ fondamentale rafforzare l’ufficio Europa di Roma Capitale, includendo nel Dipartimento Progetti di Sviluppo e Finanziamenti Europei personale che curi i rapporti con la filantropia istituzionale. Un ufficio potenziato in tal senso potrebbe coordinare con maggiore efficacia, interventi, progetti e cofinanziamenti del PNRR e di altri fondi nazionali ed europei.
E’ necessario istituire una cabina di regia multistakeholder che includa attori del terzo settore, imprese, fondazioni filantropiche e tutti i soggetti rilevanti per discutere in ogni municipio le tipologie di interventi realizzabili in città utilizzando i finanziamenti disponibili.
Per istituire i poli civici a livello di municipi e zone urbanistiche, affinché diventino effettivi centri di sviluppo socio economico a livello territoriale, è necessario un tavolo di coordinamento con la Regione Lazio.
Accanto a ciò riteniamo utile creare un incubatore di imprese ad impatto sociale e ambientale, sul modello di altre città italiane, che abbia un collegamento con poli civici e altri spazi diffusi nella città. Lo scopo è attrarre le idee di imprese più innovative per ridurre le diseguaglianze sociali e la crisi ambientale.
Affinché il vasto patrimonio pubblico di Roma possa essere messo a disposizione di percorsi virtuosi di sviluppo sociale ed economico, è necessario approvare delibere e regolamenti per i beni comuni e per i beni confiscati.
Ad una nuova idea di Roma, gli enti del terzo settore possono contribuire pienamente solo se di essi si riconosce il valore sociale, quindi rafforzando percorsi e opportunità di coprogettazione a livello locale, in modo tale da superare la logica dei bandi al ribasso.
Sarebbe strategico decentrare competenze ai municipi affidandogli più poteri decisionali così da agevolare il loro ruolo di attivatori della partecipazione delle comunità in una loro azione maggiormente protagonista nelle programmazioni e progettazioni territoriali.
Infine, riteniamo urgente e opportuno costituire un centro di ricerca, che veda coinvolte anche le organizzazioni della società civile, verso una transizione ecologica della città e l’elaborazione di proposte animate da uno spirito di giustizia sociale.
Le 8 proposte per Roma vogliono essere il contributo della Fondazione Charlemagne al superamento delle molte criticità riscontrate a Roma, ma anche ispirare nuovi standard gestionali e amministrativi che vedano la piena attuazione della città a portata di mano, perché tali proposte hanno una funzione di valorizzazione delle potenzialità, razionalizzazione dell’esistente, aumento dell’efficienza e innovazione.
La filantropia strategica, la filantropia contemporanea che abbandona il mero agire erogativo per accompagnarlo con coraggio ad assumere in proprio rischi con attitudine imprenditoriale, e’ una filantropia che declina il proprio agire al servizio del bene comune, senza protagonismo solipsistico ma anzi generando dialogo e collaborazione con tutti gli attori di un dato territorio
E’ in questo senso che ci piace intendere il programma periferiacapitale, che nel tempo sarà riconosciuto utile se riuscirà a far nascere altrettanti programmi di filantropia comunitaria e anche se vedrà lo sviluppo di fondazioni di comunità
La filantropia comunitaria infatti può assumere forme organizzative diverse ma si ispira a principi che possono contribuire ai temi del convegno e che riteniamo, come fondazione, estremamente validi per guardare al futuro della città di Roma.
L’esperienza delle fondazioni di comunità, ormai risalente a molti anni or sono e che vede i primi passi negli Stati Uniti sin dal 1930, che conta la presenza di ben più di 9000 fondazioni in Europa e oltre 55 fondazioni di comunità in Italia, ci sembra possa essere una grande opportunità per la città di Roma.
Il loro agire migliora la qualità della vita della comunità presso la quale sorgono. Sono infatti le fondazioni di comunità che lavorano sui bisogni emergenti e sulla implementazione della cultura e della pratica del dono, che riescono a coniugare ad uno stesso tavolo, e su una stessa tematica, diversi soggetti, del privato sociale, del pubblico e del settore privato profit, che insieme possono condurre a una gestione unica e partecipativa, del territorio, per e con i suoi residenti, partecipando attivamente ad uno sviluppo locale, comunitario, con vie socio economiche a misura di persona.
In questo senso l’agire di periferiacapitale, e la volontà di sperimentare questo cammino per provare a dare alla città una nuova dimensione, a misura d’uomo, una città prossima ed efficiente, capace di accogliere le fragilità e integrare bisogni e potenzialità, capace di coinvolgere e stimolare i giovani a entrare da protagonisti nel loro futuro; una città capace di avvalersi del valore di quelle migliaia di organizzazioni di volontariato che ne costellano il quotidiano. Capace di uno sviluppo locale che non lasci indietro nessuno.
(Stefania Mancini)
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