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Nessuno si salva da solo. Solidarietà in emergenza.

(di Domenico Chirico)

Ad inizio crisi ci siamo subito resi conto che era necessario mobilitare idee e risorse per l’emergenza che si stava delineando. Lavorando da anni sia la Fondazione Charlemagne sia la Fondazione Haiku Lugano di cui Charlemagne cura il segretariato, con soggetti fragili e sulle diseguaglianze il nostro è un osservatorio privilegiato di ciò che accade “fuori”. E durante il lockdown abbiamo potuto contattare la rete costruita in anni di lavoro per comprendere dove era necessario intervenire subito per lenire gli effetti della crisi. E soprattutto le sue ricadute sulle persone più deboli che una casa dove ripararsi non l’avevano già prima o non potevano contare su lavoro da gestire a distanza.

Le due fondazioni hanno scelto intanto di continuare a dare fiducia alle organizzazioni già sostenute, accordando varianti onerose o nuove progettualità che tenessero conto dei tempi. In modo da non vanificare anni di lavoro comune, di reale partenariato e riflessioni costruite insieme e sui territori. Evitando il meccanismo che spesso si è visto in Italia di un terzo settore povero e marginale che si deve a sua volta occupare di fragilità.

Poi ci siamo posti il problema di sostenere il pubblico. Ma per fortuna la mobilitazione di donazioni private è stata inizialmente massiccia e ci ha permesso di orientare le nostre risorse verso altre zone di profonda diseguaglianza del sistema. A partire da chi subisce doppiamente la fine della normalità, perché la sua era già disastrata prima della crisi. E quindi gli abitanti delle occupazioni abitative, che in città come Roma sono almeno 8000. I senza fissa dimora, i rom dei campi, le povertà invisibili di chi già viveva al limite prima e poi è rovinosamente scivolato in povertà negli ultimi mesi.

Così abbiamo scelto di intervenire in modo rapido a sostegno di associazioni che operano nelle principali occupazioni abitative romane, a favore dei rom, per contrastare la violenza di genere e proteggere i detenuti, e dei molti comitati di quartiere che si sono da subito organizzati per esserci con le loro comunità.

Non solo a Roma ma anche a Napoli, Cagliari, Palermo ed in altre città del centro sud dove sapevamo che le diseguaglianze vecchie e nuove sarebbero diventate emergenze nell’emergenza.

Abbiamo costituito un fondo di solidarietà, perché non è una questione di sola emergenza ma è un discorso di come le Fondazioni possano sostenere la società ed il paese in un momento di crisi. E quindi essere prossimi e solidali con coloro che non sono raggiunti da altre misure, contando sul vantaggio che ha la filantropia privata di essere libera nello scegliere e potenzialmente rapida.

E questa libertà l’abbiamo esercitata scegliendo di sostenere soggetti importanti come la Caritas di Roma, la Comunità di S.Egidio, il Vic Volontariato in carcere o la Fondazione Domus de Luna di Cagliari.

Sono soggetti che operano a favore dei più deboli tra cui anziani, disabili, malati con patologie croniche, detenuti e tante persone che si rivolgono al terzo settore sempre in maggior numero perché semplicemente non ce la fanno.
Solo la Caritas di Roma ci dice che negli ultimi due mesi 500 persone, prima non censite, si sono rivolte al loro emporio di solidarietà sulla via Casilina.

E questa libertà è anche una responsabilità che pensiamo di esercitare ancora nei prossimi mesi ascoltando ancora, e tanto, chi opera tra le persone e comprendendo come il mondo della filantropia, ed il terzo settore in generale, possano e debbano contribuire alla rinascita ed alla ricostruzione post-crisi. Ci sono molti germogli di solidarietà nati in questi ultimi giorni che speriamo di poter aiutare a coltivare, tra questi una rinascita del volontariato ed attivismo civico importante. Tema che emerge dalle riflessioni del Forum delle diseguaglianze che per le sue proposte sociali ed economiche ha scelto lo slogan “nessuno deve restare indietro” e pensiamo neanche da solo. Le diseguaglianze che si stanno creando a partire dai redditi, dal lavoro e della crescente esclusione dall’educazione ci chiamano a maggiore impegno. Le nostre future riflessioni ed azioni vanno in questa direzione, pronti a fare la nostra parte.

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