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15 Aprile 2021
Next Generation Eu. Un progetto per Roma che nasca dai cittadini
Giuseppe De Marzo (Coordinatore nazionale Rete Numeri Pari).
Da Avvenire.
Caro direttore, le proposte per utilizzare i fondi messi a disposizione dal Next Generation Eu( NgEu) per la capitale d’Italia sono gravemente insufficienti. Le responsabilità non sono solo imputabili alla giunta Raggi, ma a tutti i gruppi dirigenti che hanno governato Roma negli ultimi quindici anni. Dipendono soprattutto dall’assenza di una visione politica e culturale per Roma e dalla incapacità di garantire la partecipazione di cittadini e soggetti sociali.
I fondi non vanno solo spesi bene, ma devono servire innanzitutto per la transizione ecologica e per l’inclusione sociale, utilizzando il metodo della co-programmazione come previsto dall’art. 3 del Codice di Partenariato europeo. Significa mobilitare sia le forze produttive sia quelle sociali per ripensare i nostri stili di vita e i nostri consumi, investendo su un nuovo modello culturale capace di dare forza e gambe a una nuova economia sostenibile ed equa. La transizione ecologica auspicata dal NgEu non può avvenire senza una transizione culturale e senza la partecipazione dei soggetti sociali, indispensabili per ottenere risultati soprattutto per gli interventi nei territori marginali.
Abbiamo bisogno di definire un’Agenda Urbana per una città sostenibile che integri le risorse provenienti dalle diverse ‘missioni’ del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), così da garantire la ri-territorializzazione dei fondi. Il nodo romano della Rete dei Numeri Pari ha promosso incontri e gruppi di lavoro su come utilizzare i fondi del NgEu in modo da garantire l’obiettivo dell’inclusione delle fasce più deboli e interventi prioritari nelle aree periferiche.
Le proposte sono state presentate durante un’assemblea straordinaria del Consiglio Comunale di Roma Capitale lo scorso 24 febbraio. Eccole. 1) Osservatorio delle Disuguaglianze che faccia un monitoraggio e una mappatura delle condizioni di povertà e marginalità secondo una serie di indicatori sociali, economici, ambientali, educativi, ecc.
Fondamentale, è che l’osservatorio possa avvalersi di open data non solo provenienti da enti pubblici, ma anche da enti privati al fine di avere un monitoraggio in tempo reale.
2) Stanziamento di fondi sui territori fragili della città al fine di sviluppare progetti locali di economia sociale che rispondano alle esigenze del territorio, anche negli ambiti dell’innovazione digitale e della sostenibilità ambientale, tramite il rafforzamento dell’imprenditoria sociale. Oltre a stanziare risorse specifiche e mirate, è necessario che le risorse pubbliche regolarmente stanziate dal Pnrr siano investite tramite gare di appalto pubbliche che abbiano una premialità verso l’impatto sociale e territoriale. 3) Creazione delle infrastrutture sociali per incentivare il mutualismo: affinché le pratiche di economia sociale prendano piede, è necessario garantire l’accessibilità agli spazi disponibili e sottoutilizzati, e ai terreni inutilizzati nelle città. Questi spazi potrebbero essere asili, centri antiviolenza, palestre popolari, biblioteche.
4) Diritto all’abitare e il diritto al reddito come diritti all’esistenza, strumenti di emancipazione dal ricatto della rendita privatistica e dalle mafie, da garantire in forma indiretta anche attraverso la casa.
5) Governance partecipata tra amministrazione, parti sociali, Terzo settore, società civile. Un esempio è il Community-Led Local Development- Clld (uno strumento per promuovere lo sviluppo locale gestito dalla popolazione locale) che è stato adottato in varie città, fra cui Lisbona.
6) Rafforzamento delle capacità amministrative tramite il potenziamento dell’Ufficio Europa in modo da poter garantire una efficace gestione delle risorse, su scala urbana e metropolitana. Vi deve essere un luogo o soggetto unico che abbia la responsabilità della progettazione ed esecuzione per garantire la velocità che ci è chiesta dall’Europa. A tal fine è inoltre fondamentale investire anche sulle competenze del personale. Roma può e deve essere il primo laboratorio d’Italia a sperimentare un’Agenda urbana per una città sostenibile promossa con cittadini e reti sociali.
Coordinatore nazionale Rete Numeri Pari
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